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LE CRITICHE

EUGENIO D'ACUNTI (critico d'arte) :

Arte bella e chiara, insomma, quella di Antonio Martucci : un'arte che si allaccia alla tradizione, ma la interpreta con moderna e disinvolta sintesi, mentre si avverte costante il lievito del tipico romanticismo partenopeo.  

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GINO GRASSI (critico d'arte del giornale Roma) :

In Martucci la luce gioca un ruolo di primo piano e tutta la rappresentazione tonale ne risulta ravvivata. Come a dire che all'interno di una iconografia usata, Martucci tenta un'analisi del mondo napoletano che non manca di trovare ingegnosa e di gustose immagini che, nella sostanza, assumono grotteschi appunto per il chiaro mutamento dei modi di sentire dell'uomo di oggi.

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VITTORIO PALIOTTI (giornalista e scrittore) : 

Ad Antonio Martucci, la parola Napoli non fa paura. Certo lui che viene da severi studi sa bene come l'accettazione di Napoli costituisca per un artista un rischio, il rischio per fino di essere accusati di ricalcare schemi ottocenteschi del tutto superati, falsi oggi non meno che cento anni fa' ; ma Antonio Martucci sa che l'arte è di per se stessa un rischio e sa che chi rifiuta di corcerlo rinuncia all'arte stessa; e per ciò' noi gli siamo grati di questa sua libera e consapevole scelta, cosi come siamo grati a tutti coloro (e diventano ogni giorno più esigui ) che operano non col metro del facile successo ma sulla base di una vocazione autentica. Ha rischiato molto, anzi moltissimo Antonio martucci e perciò la sua vittoria di oggi è più significativa e, vorrei dire più commovente. Anche per noi estremi testimoni di una civiltà inconfondibile.

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MAX VAJRO (giornalista e scrittore del "Il Mattino") :

Dal punto di vista di una critica non specialistica, senza entrare nel vivo del giudizio tecnico, si presenta anzitutto come un fenomeno sorprendente di quella i demopsicologi chiamano "reviviscenza" che è una cosa diversa dal sentire oggi gli echi del mondo di ieri, dal ripetere poeticamente una realtà trascorsa, dell'aggirarsi nell'alone della suggestività di una tradizione. Reviviscenza è un modo d'essere, una scelta inconscia quasi da metempsicosi un fenomeno complesso, in cui coesistono il romantico anelito alle vibrazioni del passato ed il vedere le cose diverse da come esse sono. Martucci cala un sipario di velo tra il suo attento occhio di pittore e le strade e la gente e le cose : ed ecco spegnersi le rauche grida  del vicolo , attenersi i violenti colori della plebe, assopirsi lo sconcio stridore delle passioni degli alterchi, delle forme sgraziate, degli scempi paesistici. Una intera città - la mitica Napoli ottocentesca - ritorna a palpitare

come un palcoscenico di manichini che si animi per miracolo : quando il rinascimento della città, subito dopo il colera del 84, suggerì a V.Migliaro di ritrarre qua e là gli aspetti di una Napoli che stava per scomparire sotto il benefico piccone, nessuno poteva immaginare che, quasi un secolo dopo, certi angoli e certe piazze sarebbero sopravvissute. E Martucci le riscopre, le ritrova : mutate nei dettagli, aggravate da un tessuto sociale che vi si è più aggravato, ma il suo occhio poetico riconduce pietosamente la Napoli di oggi alle forme suggestive di ieri, riannodando le sue tele decisamente moderne per il taglio e per il fresco impressionismo della pennellata al mondo fascinoso che rese Napoli famosa nella vita e nell'arte.

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ALFREDO SCHETTINI (critico d'arte del "Il Mattino") : 

attraverso le espressioni viventi del pennello Martucci dona ad ogni cosa l' armonia della consistenza e ad ogni essere la luce e il dinamismo di una bravura che è tutta istinto e sincerità. Una fresca energia vi consente di vivificare le scene popolari, le campagne, gli interni rustici e renderli con una inmediatezza interpretativa che valorizza al massimo la luminosità e la plasticità del soggetto. Ne deriva che la sincera pittura di Antonio Martucci non è di quelle fatte per creare problemi : napoletano verace, uscito dalla scuola di maestri i quali Francesco Galante, Carlo Striccoli, Alberto Chiancone, egli può annoverarsi tra quei pochi che salvano la pittura grazie alla sincerità del loro sentire, ma che non per questo vanno considerati volti a un passato ormai storicizzato. Questa pittura ha una fisionomia vivida, che le sue immagini s'identifica con la parte viva di ciò che resta delle voci del colore di Napoli. 

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PIERO GIRACE dal libro Artisti contemporanei del 1968 : 

Antonio Martucci (formatosi all'istituto d'arte di Napoli sotto la guida di Francesco Galante, Carlo Striccoli e Alberto Chiancone) è certamente tra i migliori della nuova generazione di artisti napoletani : di quelli che fanno ben sperare per il futuro. A suo merito - non lieve – va ascritta la salda coerenza di orientamento con la quale, sin dall'inizio, ha atteso alla sua formazione, inserendosi poi nel filone della miglior tradizione figurativa. Oggi ha raggiunto traguardi degni di rilievo, evidenziando preparazione tecnica e capacità stilistiche nella notevole impostazione chiaroscurale, nella resa atmosferica, nella proprietà tonale. Paesaggi ben costruiti nelle ampie prospettive o nell'essenzialità dei primi piani, interni ove è perfettamente equlibrato il gioco delle luci e delle ombre, figure realizzate con efficaci tagli fisionomici e con penetrazione psicologica. Antonio Martucci ha già trovato un proprio linguaggio scaturito da una fresca sensibilità. 

Cenni critici: Bio
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